Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Cara lettrice, caro lettore, forse conosci già Claudio Calabrese, l’autore di questo romanzo Di fuga in fuga, o forse ancora no e ti accingi comunque a scoprire le sue qualità letterarie addentrandoti con curiosità in questa storia, che troverai interessante e coinvolgente, fino all’esito finale, che oltrepassa i confini della letteratura per entrare in quelli dell’impegno civile. “Pittore, autore e poeta”, lo ha definito il direttore della Tageszeitung sudtirolese, Arnold Tribus, in un suo bellissimo ritratto in tedesco dedicatogli non molto tempo fa sul proprio quotidiano, il 17 settembre 2023. Meranese di nascita (nel 1975), Claudio Calabrese è già noto a molti in Alto Adige/Südtirol anche come poeta, insegnante di religione e pittore: a lui si deve una sequela di ritratti molto belli, che fanno emergere figure della vita quotidiana e della sua rete di amicizie, ma anche figure storiche di rilievo internazionale come Golda Meir e Antonio Gramsci, per citare i più conosciuti. Ma Claudio Calabrese è particolarmente noto e apprezzato in particolare per due saggi molto significativi. Il primo, Merano tra una sorpresa e l’altra, è dedicato proprio ad una migliore conoscenza della sua città di nascita, interessante per tutti, anche e soprattutto per gli stessi cittadini meranesi. Il secondo, Bolzano nel segno dei tempi, è stato poi dedicato al capoluogo altoatesino/sudtirolese ed ha avuto un tale successo, al punto che ne è stato ricavato lo spettacolo pubblico Affresco bolzanino. Entrambi questi volumi sono stati pubblicati da Praxis edizioni, che ora edita il nuovo romanzo Di fuga in fuga. Questo romanzo è un genere diverso rispetto alle opere precedenti di Claudio Calabrese. È una storia di fantasia, come ogni opera letteraria e non saggistica, ma riflette un aspetto drammaticamente reale della nostra vita civile e delle carenze del nostro sistema che si vuole democratico e, in teoria, rispettoso dei diritti di tutti. Si tratta della permanenza, nella nostra convivenza civile, di un divario grave e inaccettabile tra cittadini “di serie A”, che godono della pienezza dei propri diritti, e cittadini “di serie B”, che di questi diritti non possono ancora godere, appunto in primo luogo del diritto fondamentale al riconoscimento della cittadinanza, pur vivendo, studiando e lavorando in Italia. Non si tratta tuttavia di un’opera dal sapore e dall’impianto “ideologico”, ma di un romanzo che fa emergere letterariamente questo divario attraverso la storia avventurosa di un bambino, di un ragazzo, di un giovane uomo e poi adulto, che pur studiando, lavorando, viaggiando, amando, si scopre sempre dannatamente in quella seconda categoria dei “cittadini di serie B”, perché figlio di una immigrata marocchina, arrivata in Italia con lui bambino. Una immigrata, Halima, che, sposando un italiano di origine meridionale (Gennaro, napoletano, innamorato di Napoli), la cittadinanza italiana ha potuto ottenerla, mentre il figlio Rayan è arrivato all’età adulta, rimanendo sempre straniero (marocchino) soltanto con il “permesso di soggiorno”. Il romanzo di Claudio Calabrese, pagina dopo pagina, ci accompagna a conoscere la storia del ragazzo Rayan (e anche della sorella più giovane Anastasia, nata in Italia), ambientandola principalmente nella città di Trento, ma anche con puntate in Germania (per uno stage di lavoro a Norimberga), ospite di una singolare famiglia tedesca (con un primo rapporto amoroso con la loro figlia, Adelaide), con un avventuroso viaggio in Olanda, a Rotterdam (e qui conosce Dama), dove scopre di non poter lavorare legalmente col suo solo “permesso di soggiorno” italiano, con un ritorno in Italia e un periodo trascorso a Milano, e infine con il rientro nuovamente a Trento, dove nasce il suo amore per Vera, ragazza russa inizialmente abitante a Rovereto. Come si può capire da questi rapidi e incompleti cenni, molte storie si intrecciano nella vita avventurosa di Rayan (compreso un breve e preoccupante rapporto con un malvivente turco di nome Omar, da cui subito si allontana) e non voglio far perdere alle lettrici e ai lettori la voglia di scoprire tutto questo nei dettagli, immergendosi nel romanzo di Claudio Calabrese. Ma trovo significativo qui rilevare soltanto anche la vicenda dell’amicizia di Rayan col ragazzo ebreo Daniel, che a Trento gli fa conoscere anche la storia tragica dello pseudo-beato Simonino (tragica per gli ebrei trentini, che furono per questo sterminati alla fine del quindicesimo secolo per una accusa falsa e infamante) e che poi, ritrovato casualmente a Milano, gli racconta la tragedia della Shoah, che ha coinvolto gran parte della sua famiglia e che lo ha spinto ora ad andare in Israele. L’ultimo capitolo del romanzo di intitola “Mai più diritti proibiti”. Rayan diventato adulto, col suo amico marocchino Hassan e con l’aiuto di un giovane avvocato trentino, decide di fondare una associazione con questa denominazione, per impegnarsi a mettere fine allo scandalo dei “cittadini di serie B”. Bella conclusione, all’insegna di un impegno civile che riguarda non solo Rayan, ma anche tutti noi cittadini “di serie A”, che viviamo in un paese che si dichiara e si vuole democratico, ma che non ha ancora saputo porre fine a questo scandaloso divario. Anche da un romanzo, quindi, può scaturire un barlume di civiltà, senza nulla togliere al valore letterario di quest’opera.
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MARCO BOATO |
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